Torture, sevizie e umiliazioni: per i migranti africani ovunque è la stessa storia

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Cornelia I. Toelgyes
26 dicembre 2013
Le notizie che ci giungono dall’Africa sono tutt’altro che confortanti. Ogni giorno migliaia di persone lottano per la propria vita: si vedono spesso costretti a lasciare radici e affetti per non soccombere al dittatore di turno, per non essere uccisi da guerre inutili. Portano con se poche cose, spesso nulla, solo il sogno di trovare la libertà, di essere accolti in qualche altra parte del mondo.

Pare che il mondo occidentale abbia tolto la parola “accoglienza” dal proprio vocabolario e lo abbia sostituito con “respingimenti”. Colpa della crisi economica dicono i più. Ma è proprio così ?

Israele: Pochi giorni fa, Pnina Tamano-Shata, primo membro della Knesset di origine etiope, si era recata in un autoemoteca per donare il proprio sangue. La sua generosa donazione è stata rifiutata : “Lei ha un “tipo speciale di sangue ebreo-etiope”, e è stato detto. Non va bene per gli altri ebrei, a quanto pare. Dunque ci sono ebrei ed ebrei !Vignetta stivale che calcia

Alla parlamentare israeliana è stato riservato questo tipo di trattamento, figuriamoci se ebreo non sei e hai la pelle nera. All’inizio di questa settimana duecento tra rifugiati sudanesi ed eritrei, “ospiti” del nuovo centro di accoglienza/identificazione di Holot hanno percorso i 75 km che separano il centro da Gerusalemme (alcuni di loro anche in sciopero della fame). Con il loro gesto hanno voluto fare sapere al mondo che non hanno scelto loro di essere dei rifugiati. Semplicemente non avevano altra scelta. Ora chiedono asilo politico. Non desiderano altro che vivere in pace. Israele, invece, li tratta come delinquenti, infiltrati. Ora sono nuovamente rinchiusi nel centro. Chissà quando usciranno.

Libia: cambiamo paese, religione di stato diversa, ma il trattamento, “l’accoglienza” ai migranti/rifugiati rimane la stessa. Se sei un africano nero, specie se di religione cristiana, vieni portato nei centri di identificazione che di umano non hanno proprio nulla. Torture e sevizie sono all’ordine del giorno e i bambini “godono” dello stesso trattamento riservato agli adulti. Spesso questi rifugiati erano sui barconi che avrebbero dovuti portarli a Lampedusa, ma, una volta intercettati dalla guardia costiera libica, sono trattati peggio di qualsiasi criminale. Come rifugiato, ormai è cosa risaputa, non hai più diritti.

E cosa succede nel nostro paese ? Ormai è sulla bocca di tutti, del mondo intero, che nel centro di accoglienza di Lampedusa le docce “fredde” , disinfettanti sono all’ordine del giorno. Non vieni spogliato solo dei vestiti, anche della tua dignità di essere umano. In tutti i cosiddetti centri di identificazione si spendono molti soldi per “l’accoglienza”. Soldi spesi male per fare del male.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

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