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Stupri di massa: soldati congolesi alla sbarra, ma gli ufficiali la fanno franca

Stupri di massa, soldati congolesi alla sbarra, ma gli ufficiali la fanno franca
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 20 novembre 2013
Trentanove soldati dell’esercito della Repubblica Democratica del Congo (conosciuto con l’acronimo francese FARDC, Forces armées de la République démocratique du Congo) sono sotto processo per stupri di massa contro 130 donne e ragazze (alcune delle quali avevano 6 anni o poco più) compiuti nel novembre 2012, durante l’avanzata dei ribelli dell’M23. I militari si erano ritirati a Minova, villaggio a una trentina di chilometri da Goma, occupata dai guerriglieri.

Il giudizio, davanti a un tribunale militare, è cominciato dopo dure pressioni internazionali, perché il governo non avrebbe voluto mandare i suoi soldati alla sbarra. In un primo tempo solo 23 militari erano stati accusati degli stupri, sospesi dal servizio ma non incriminati per questo. Le Nazioni Unite hanno minacciato di interrompere gli aiuti militari se i colpevoli degli stupri di massa non fossero stati processati.

Le atrocità in Congo-K sono cominciate al momento dell’indipendenza, nel 1960, e non sono mai finite. Tutte le fazioni e i governi che negli anni si sono succeduti hanno commesso efferatezze, massacri, stupri di massa, omicidi a sangue freddo sulla popolazione civile, saccheggi. Nessuno si è poi sottratto alle razzie che nei villaggi più lontani e isolati sono prassi normale.

Il processo è cominciato a Goma e i militari incriminati sono soprattutto soldati semplici, ma non c’è dubbio che tra i colpevoli ci siano anche ufficiali di grado superiore, secondo le testimonianze che ho raccolto personalmente un anno fa nella città, la più importante della parte orientale del Congo-K.

Funzionari dell’OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), l’ufficio delle Nazioni Unite che coordina gli affari umanitari, avevano raccontato che gli ufficiali dell’esercito in fuga sotto la pressione dei ribelli dell’M23, avevano lasciato che le loro truppe entrassero nelle case, violentassero le donne, ammazzassero senza pietà gli uomini e saccheggiassero le misere capanne.

Alcuni soldati avevano anche candidamente ammesso con i giornalisti di avere violentato delle donne, ma hanno anche aggiunto che avevano agito per ordine dei superiori.

Nel maggio di quest’anno gli investigatori dell’ONU avevano presentato il loro rapporto pieno di episodi raccapriccianti. I soldati violentavano le donne ai posti di blocco. Un ragazzino che cercava di salvare le proprie capre era stato abbattuto dai militari che avevano picchiato a sangue anche gli uomini che a Minova cercavano di difendere le proprie mogli e le proprie case.

Il rapporto, durissimo, indica tra i responsabili delle atrocità anche ufficiali ed esorta le autorità congolesi a deferire i militari all’autorità giudiziaria “indipendentemente dal loro grado”.

Secondo il Washington Post a commettere gli stupri di massa e le efferatezze contro i civili sono stati anche gli uomini del 391° battaglione congolese, un’unità creata nel 2010 che per otto mesi ha ricevuto un training particolare da parte di istruttori americani. Gli ufficiali statunitensi avevano il compito di professionalizzare i soldati di un esercito che ha una storia di abusi dei diritti umani. Evidentemente non ci sono riusciti.

Critiche anche ai miliziani dell’M23 accusati di violenze sessuali e saccheggi dentro la città di Goma catturata ai governativi: i ribelli, secondo gli investigatori dell’ONU hanno ucciso almeno 11 vivili e stuprato 58 donne.

Ma il rapporto si conclude con la considerazione che gli investigatori erano particolarmente impressionati dalle violazioni dei diritti umani compiuti in massa dai soldati congolesi a Minova e in otto villaggi vicini.

Al processo gli avvocati difensori della vittime hanno criticato il rapporto, giudicato “troppo benevolo”. Secondo Sylvestre Bisimwa, sentito dallo stringer di Africa ExPress a Goma ”il numero delle persone stuprate è approssimato per difetto: sono almeno 1014, tra uomini e donne. I responsabili vanno tutti processati per crimini contro l’umanità. E poi: dove sono gli ufficiali, anche di alto grado, che hanno ordinato ai loro uomini di terrorizzare la popolazione, uccidendo, stuprando, razziando? Il rapporto dell’ONU parla chiaro, ci sono responsabili tra gli ufficiali: siano processati anche loro”.

Massimo A. Alberizzi
Massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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