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Lampedusa, il freddo cinismo della politica che non ha mai ascoltato le invocazioni di chi chiedeva aiuto

NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE
Cornelia I. Toelgyes
10 ottobre 2013
Trecentodue (302, è bene ripeterlo) sono i corpi finora recuperati dal fondo del mare, dall’interno del relitto inabissatosi a 47 metri, in prossimità dell’Isola dei Conigli. Tra loro anche alcuni giovani eritrei minori non accompagnati tra 14-17 anni , scappati dal loro paese per sottrarsi al terribile servizio militare che il dittatore impone a tutti i giovani senza distinzione di sesso.

Questo è uno dei tanti motivi perché molti lasciano il proprio paese, affrontando rischi e pericoli inimmaginabili. Spesso cadono nella trappola dei trafficanti di uomini, che alle spalle della povera gente, che non chiede altro che la libertà, si arricchisce. Denaro che poi viene investito nel traffico di armi e altro.

Sapete quanto ha fruttato agli armatori il viaggio “della speranza” del barcone affondato ? Si parla di un milione di dollari e più, ed il calcolo è presto fatto, se si pensa che ognuno dei 450 passeggeri abbia dovuto pagare dai 2000 ai 2.500 dollari a testa. Duemila dollari: il costo per morire.

Chi è sopravvissuto si trova ora in condizioni disumane in un centro di prima accoglienza a Lampedusa e , a nulla è valso il défilé di politici nazionali ed internazionali per cambiare questo stato di cose, nemmeno lo stanziamento di ulteriori fondi promessi ieri dal Presidente dell’UE Barroso. Nessuno ha la bacchetta magica per sciogliere un problema trascurato per anni. E’ stato chiesto un’infinità di volte di risolverlo una volta per tutte, ma le suppliche dalle associazioni per i diritti umani, sono rimaste inascoltate.

Ci è voluta la tragedia di Lampedusa, i suoi morti, per svegliare le coscienze, per ricordare ai potenti della terra che anche gli ultimi esistono, che il loro diritto alla vita, una vita degna di essere chiamata tale, non è diverso da quello degli altri. Fino a ieri erano persino “clandestini” nel nostro paese; la denuncia per il reato di immigrazione clandestina gli è stata consegnata poche ore dopo aver messo piede a Lampedusa. Fortunatamente ieri la Procura di Agrigento ha chiesto l’archiviazione per tale “reato” ed il Consiglio dei Ministri ha varato altri provvedimenti che dovrebbero gettare le basi per l’abrogazione della legge “Bossi-Fini”.

Si riflette anche sulla possibilità di “aprire canali sicuri” per l’ingesso nel nostro paese. Cioè la possibilità di chiedere il diritto di asilo tramite le nostre Ambasciate e/o Consolati all’estero. Non basta. Finché l’Italia, l’Unione Europea e il resto del cosiddetto mondo occidentale supportano e sostengono certe dittature, lo stato delle cose non cambierà. Quando sei costretto a lasciare il tuo paese e diventi un rifugiato, quasi sempre, diventi un precario a vita.

Ora molti familiari chiedono il rimpatrio delle salme dei loro cari. Don Zerai, un sacerdote eritreo, da sempre in prima linea nella salvaguardia dei diritti umani, ora difende anche quelli di chi non c’è più. Infatti ha aperto le trattative per il trasferimento delle salme con il nostro Ministero degli Affari esteri, chiedendo che venga messo a disposizione un aereo per tale scopo e tutto l’aiuto logistico possibile per il riconoscimento dei morti. Un gesto di pietà dovuto, chiesto anche a gran voce da alcuni Parlamentari.

Nell’ “hangar della morte”, come lo chiama la stampa, le trecentodue bare sono diligentemente allineate, come se volessero quasi scusare lo scempio, l’orrore. Spiccano le bare bianche, richiamano lo sguardo, accendono la rabbia, il dolore anche in coloro che fino a ieri non hanno fatto nulla per evitare una tragedia di tali dimensioni. Una cosa accomuna tutte le bare, sia bianche che nere: un numero al posto del nome. Mi ricorda i morti dei Lager: numeri, non persone e morire senza nome è come morire due volte.

Un sub racconta di aver trovato all’interno del relitto dei corpi abbracciati. Sì, morire non è cosa facile. Affrontare questo ultimo viaggio con l’amico e/o una persona cara accanto, che compie gli ultimi respiri con te, da quel conforto che la vita non ha saputo darti.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

Cara mamma, ti scrivo da qui:
dal fondale abitato da gente di tutto il mondo
piccoli, adulti e famiglie intere
una grande comunità
scheletri nel limbo in fondo al mare.
Hamid Barole, poeta eritreo

La Procura di Agrigento richiede per i migranti sbarcati a Lampedusa l’archiviazione per il reato di immigrazione clandestina (art. 10 bis) da anni, dopo avere anche sollevato una eccezione di costituzionalità, ed i giudici di pace di Agrigento continuano a disporre l’imputazione coatta, di fatto non tengono conto neppure del parere della Procura. E ignorano le possibilità di non prosecuzione di questi procedimenti previsti dalla Corte Costituzionale con la sentenza 250 del 2010. Ignoranza o malafede, sono tutti procedimenti inutili che servono solo a criminalizzare tutti i migranti, anche i potenziali richiedenti asilo, soprattutto quando non intendono chiedere asilo in Italia, si lasciano alle spalle una condanna penale, anche se solo per un reato contravvenzionale.
Fulvio Vassallo, avv. e prof. Università di Palermo

La prima vignetta è pubblicata da paesesera.it, poi un barcone di profughi e un gruppo di militari raccoglie i poveri resti di chi ha perso la vita nel tremendo naufragio del 3 ottobre scorso.

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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