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I testimoni raccontano gli orrori del Westgate, mentre affiorano le prime responsabilità

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
Nairobi, 28 settembre 2013
L’attacco al Westgate di Nairobi è pieno di misteri. Gli elementi che stanno pian piano emergendo contribuiscono a gettare un minimo di luce sul massacro che ancora,comunque, resta in gran parte oscuro. La cosa più orribile è la violenza con cui i terroristi si sono accaniti sugli ostaggi. Chi parla e racconta ha paura e non vuole assolutamente essere citato per nome.

Sul terrazzo del centro commerciale in un angolo del parcheggio, che sarebbe poi crollato, al momento dell’assalto, si stava svolgendo un concorso di cucina per bambini. Uno dei cuochi ha visto quello che è successo nei primi minuti: “I terroristi hanno attaccato la gente con mitra, coltelli e machete. Li hanno trucidati a sangue freddo. Qualcuno è stato trafitto dalle pallottole, qualcun altro è stato sgozzato o decapitato. Non contenti gli assalitori si sono accaniti sui cadaveri, mutilandoli”. Una sorte tremenda che non è stata solo riservata solo agli adulti. L’hanno subita anche i bambini.

Secondo informazioni raccolte da Africa-ExPress i professionisti del terrore tre o quattro mesi fa hanno affittato un negozio con l’entrata a sinistra di quella del supermercato Nakumatt, dove prima era sistemato Dixon una catena di prodotti elettronici. Con la scusa della ristrutturazione stato rimasto chiuso. Normalmente chi prendeva qualcosa in locazione al Westgate cercava di aprire al più presto. Gli affitti erano particolarmente alti e occorreva quindi fare in fretta In questo caso invece nessuno ci ha fatto caso.

Ma più grave è stata l’accusa lanciata da uno dei capi della sicurezza privata che doveva vigilare sul Westgate: “La polizia si è fatta corrompere e ha rilasciato carte di identità false usate dai terroristi per entrare e uscire dal centro commerciale senza problemi e senza dare nell’occhio anche se portavano con sé grandi casse, fatte passare per materiali necessari alla ristrutturazione, ma che probabilmente contenevano esplosivi, armi e munizioni”.

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Per altro un senatore, in un’intervista televisiva pubblicata dalla televisione privata NTV (ripresa qui sopra), biasima: “Una settimana prima dell’attacco è venuta nel mio ufficio una donna che diceva di essere pakistana. Annunciava tre attentati: al Westgate, al parlamento e al centro Kenyatta (una torre cilindrica nel centro della città, ndr). L’ho detto alla polizia, ma nessuno mi ha dato retta”. Le polemiche sul ritardo nella reazione delle forze dell’ordine e sulla loro scarsa preparazione, nonché sulla conclamata predisposizione a essere corrotte, si sprecano.

E fioccano le insinuazioni: chi ha saccheggiato i negozi? I terroristi o le forze dell’ordine una volta uccisi i terroristi? Poco probabile i primi. Erano votati alla morte, quindi cosa se ne sarebbero fatto dei monili d’oro, sottratti alla gioielleria, o delle scarpe, portate via dal negozio Bata? Molto probabile che siano stati i soccorritori, i civili o, ancora meglio, le forze dell’ordine a depredare un po’ tutto.

Ma forse la voce più insidiosa riguarda il parcheggio sul terrazzo: chi l’ha fatto saltare e crollare? Secondo alcune voci insistenti sarebbe stata la polizia che ha deciso – tra contrasti interni – di distruggere il parcheggio per avere ragione dei terroristi la cui resistenza era diventata difficile da scalzare. Una decisione che ha avuto ragione degli shebab ma che ha anche provocato la morte degli ostaggi ancora nelle mani dei fedeli di allah.

L’ultima investigazione parla di un tunnel che potrebbe essere stato usato dai terroristi per scappare. Un tunnel per lo scarico delle acqua bianche che partiva dal Westagate e arrivava a vicino fiumiciattolo. Se fossero riusciti a scappare almeno in parte, i terroristi avrebbero realizzato l’ultima beffa contro il governo keniota.

Massimo A. Alberizzi
Massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

 

 

 

 

 

Adriana Tisselli

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