Categories: AFRICA

Sulla pace due pesi e due misure nelle parole del papa e in quelle dei politici

Mauro Armanino,
missionario in Africa,
ha mandato ad Africa Express
questa testimonianza

…Paix pour l’Afrique, encore théatre de conflits sanglants. Au Mali, afin qu’il retrouve unité et stabilité .. ‘Pace per l’Africa, ancora teatro di conflitti sanguinosi. Per il Mali perché ritrovi l’unità territoriale e la stabilità’ (papa Francesco il 31 marzo 2013). Iniziava così l’angelus di papa Francesco mentre nel Mali la Francia e i suoi alleati “riconquistavano” l’unità territoriale di cui papa Francesco parla. Essa era auspicata dalla comunità internazionale e da buona parte dei cittadini del Mali. Era in atto una campagna militare. In quel frangente non c’è stata una sola parola di condanna o di biasimo sul metodo e sullo stile per ritrovare l’unità territoriale. Eppure ci sono stati massacri, all’oscuro di tutti e con la complicità dei mezzi di informazione. E con le armi.

Non si sa neppure quali e quante sono state le armi usate. Quanti civili hanno perso la vita nell’operazione. Ci sono stati bombardamenti e nessuno potrà dire quali e quante sono state le bombe usate. Quali e come i diritti umani che sono stati nel frattempo calpestati. Un laconico commento finale delle autorità militari francesi parlava di alcune centinaia di morti di ‘terroristi’. Nulla di più. Forse le armi usate contro le popolazioni nere hanno meno valore di quelle usate altrove o allora sono altri i sistemi di misura utilizzati per parlare della guerra e della pace. O allora i morti sono una scelta politica.

Non sono state organizzate veglie di preghiera. Non parliamo di digiuno. Qui esso è quotidiano e il peggiore è quello che riguarda e tocca la dignità. Nessuna veglia, alcune preghiere sparse e lasciate alla buona volontà delle comunità. Una raccolta di fondi per quanto riguarda la Chiesa cattolica del Niger.

Forse valgono meno i morti e le migliaia di sfollati che ancora vivono nei campi profughi nei paesi confinanti il Mali rispetto ai siriani. Perché, come tanti “soldatini di piombo” è bastato che da un angelus si mobilitino coscienze e preghiere e impegni. Come scriveva un’amica : “Dove eravamo in questi ultimi anni? Dove erano le coscienze critiche e le scelte conseguenti.

“Con una fermezza particolare io condanno l’uso delle armi chimiche”
(papa Francesco settembre 2013)

Sono le armi che uccidono e le armi si fabbricano e si vendono e quelle chimiche non sono che l’aberrazione di quanto in realtà accade prima e altrove. I morti veri sono soprattutto con le armi “leggere” e coi bombardamenti. Non si legge la condanna delle ARMI e della complicità di tanti paesi nel commercio e soprattutto nel continuare a credere nella guerra come continuazione della politica con altri mezzi. La prima arma è quella che elimina la verità nella ricerca di altri mezzi per risolvere i conflitti tra paesi, come recita la costituzioni italiana.

Che senso ha condannare “fermamente le armi chimiche” e non parlare delle altre, molto più numerose e letali. Perché non prendere spunto da questo evento per ridare soffio e vigore alle istanze di tanta gente che ormai da anni nel mondo si impegna contro la fabbricazione e il commercio delle armi. Perché mettersi nella stessa logica, cavalcando lo sdegno e l’indignazione per l’uso di armi particolari.

Perché da parte dei politici italiani si “usa” in modo apparentemente laico il buon nome e lo spirito di papa Francesco per giustificare l’inattività o la diplomazia da strapazzo che ha caratterizzato la nostra repubblica da strapazzo.

Come non concordare con Paolo Farinella prete, di cui sono onorato dell’amicizia che rimette a suo posto le parole e le cose. Pane al pane e pace alla pace.

Mauro Armanino
Niamey, sabato 7 settembre 2013

Caro Mauro,
Hai ragione: in Africa le armi di distruzione di massa sono i machete e i mitra. Indignarsi solo quando qualcuno usa le armi chimiche è un po’ ipocrita. Noi che viviamo in Africa ci indigniamo tutti i giorni davanti ai continui massacri, alle violenze, ai saccheggi e alla povertà dominante.
m.a.a.

Nelle foto un bimbo tende la mano per ricevere acqua, un drone americano dispiegato in Niger, ribelli in Congo-K

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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