Massimo A. Alberizzi
12 marzo 2013
Il vicepresidente della Corte Suprema del Sudan, Abdul Rahman Sharfi, forse spazientito dai medici obiettori di coscienza che si rifiutano di tagliare mani e piedi ai condannati alla mutilazione ha deciso che saranno gli stessi giudici a effettuare le crudeli amputazioni.
La risposta è stata pesante: il draconiano Abdul Rahman Sharfi ha minacciato di perseguire i medici che si rifiutano di eseguire le sentenze di amputazione. L’ultima in ordine di tempo il 14 febbraio scorso quando i medici hanno amputato una mano e una gamba a un uomo che era stato condannato per rapina. E’ stato questo il primo caso documentato dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani dal 2002.
Sharfi da giudice diligente, severo e inflessibile ha elencato ben 16 sentenze di amputazione che sono state effettivamente eseguite in Sudan dal 2001. Con quell’elenco il giudice ha voluto suggerire che questo tipo di punizioni dovrebbero essere più diffuse di quanto non lo siano state in passato.
“E’ un trattamento crudele e disumano, vietato dal diritto internazionale. Deve essere abolito immediatamente – ha spiegato Netsanet Belay, direttore del programma Africa di Amnesty International Director – Il governo del Sudan deve modificare la propria legislazione nazionale per bloccare queste torture. Il codice penale sudanese deve allinearsi con gli standard internazionali”.
Massimo A. Alberizzi
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